sabato 27 aprile 2013

Più forti contro il tumore del colon

Più forti contro il tumore del colon 

Materiale editoriale - Descrizione e modalità di aggiornamento



Prevenzione più diagnosi precoce: con questa combinazione si può davvero puntare a contrastare l'avanzata del carcinoma del colon, oltre 30.000 casi l'anno in Italia. A disegnare i percorsi per riconoscere rapidamente un'eventuale lesione è Giovanni Milito, docente di Chirurgia Generale all'Università Tor Vergata di Roma, che ricorda come a 50 anni sarebbe necessario sottoporsi ad una colonscopia, anticipando questo prima controllo a 40 anni in caso di genetica familiare. Se l'esito del test è negativo, si può rifare dopo 5 anni. se invece vengono ritrovati polipi, il monitoraggio deve essere più concentrato nel tempo. In fase di screening nei soggetti che non presentano alcun sintomo può avere significato anche la colonscopia virtuale, meno fastidiosa. Tuttavia con questo esame non si può valutare bene la mucosa e soprattutto non si può ovviamente procedere all'asportazione di eventuali lesioni come avviene con il classico test. Mentre i chirurghi diventano sempre più precisi e meno invasivi con le tecniche operatorie grazie alla diffusione degli interventi per via laparoscopica anche in caso di neoplasie, per il futuro secondo gli esperti i passi avanti verranno dalla ricerca genetica. Nell'attesa, meglio ricordare le regole preventive: dieta ricca di scorie, controllo del peso e attività fisica regolare.

domenica 21 aprile 2013

Metalli e radioisotopi nei funghi

Possibili rischi igienico-sanitari con riferimento al contenuto di metalli pesanti e radioisotopi nei funghi Si parla spesso della tossicità intrinseca dei funghi dovuta alle tossine in essi contenute, mentre un aspetto poco divulgato è l'inquinamento da metalli pesanti, naturale o antropico, che sempre più spesso contaminano anche la flora fungina. Un inquinante rilasciato nell'ambiente, provoca un impatto ambientale che potenzialmente può modificare la qualità dell'aria, dell'acqua e del suolo. La deposizione diretta dell'inquinante nel suolo o quella indiretta attraverso l'acqua delle piogge, contenente inquinanti disciolti, provoca l'inevitabile contaminazione dei vegetali e dei funghi. E' noto dalla letteratura che i funghi, come altri alimenti di origine vegetale, hanno la capacità di assorbire e/o di accumulare elevate quantità di contaminanti radioattivi (1) e convenzionali, nonostante i bassi livelli presenti nel terreno e come essi siano in grado di trattenere per lunghi periodi elevate concentrazioni di inquinanti. Per questo motivo la ricerca biologica in campo ambientale ritiene che i macromiceti siano molto utili soprattutto nell'identificazione di bassi livelli di inquinamento, difficilmente evidenziabili con la semplice analisi dell’acqua o del terreno. E' risaputo che il micelio costituisce l'organismo fungino formato dall'insieme di un numero grandissimo di cellule, la cui differenziazione costituisce le sue varie parti. La parte principale è formata da una fittissima ed intricata rete di filamenti con diametro variabile tra 0,5 e 150 micron, che diramandosi per decine di metri nel substrato di crescita, permettono l'assorbimento di tutti gli elementi che possono essere assimilati o accumulati, in particolare i metalli pesanti. La capacità dei funghi di fissare metalli pesanti assorbiti dal terreno è chiamata "fattore di accumulo" dato dal rapporto tra la concentrazione del metallo nel fungo e quella nel substrato di crescita. Il principale costituente dei corpi fruttiferi é l'acqua, in percentuale variabile dall' 80 al 90%, a seconda della specie; il restante residuo secco è costituito dal 2 al 7% di sostanze proteiche, dal 3 al 5% di carboidrati e chitina, dallo 0,1 allo 0,7% di grassi e piccole quantità di sali minerali. Per sua costituzione quindi l'organismo fungino ha bisogno dei macro nutrienti: carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, fosforo, zolfo, magnesio, potassio, ferro, zinco, rame e manganese. Oltre a questi elementi essenziali per la vita del fungo possono trovarsi altri elementi metallici presenti in maniera accidentale, cioè soltanto quando il carpoforo cresce in un substrato che li contiene. La presenza di questi elementi non avrebbe nessuna rilevanza dal punto di vista alimentare se non fosse per il fatto che alcuni di questi, come ad esempio il mercurio e il piombo, sono tossici per l'organismo umano. Il meccanismo di assorbimento e accumulo non è ancora del tutto chiaro; sicuramente alcune sostanze proprie del fungo sono capaci di legare, "organicare" elementi a carattere metallico indipendentemente che servano o no alla sopravvivenza dell'organismo. Tale capacità potrebbe essere dovuta a molecole proteiche analoghe a componenti presenti nei tessuti animali denominati "micofosfatine" e "metallotioneine", molecole organiche complesse contenenti fosforo e zolfo e capaci di complessare i metalli di transizione. Rimane da definire se l'accumulo si sostanze dipenda dal metabolismo della specie di fungo oppure sia dovuta esclusivamente a fattori esterni inquinanti. In genere i funghi saprofiti (Macrolepiota, Lycoperdon, Pleurotus) accumulano elementi tossici, mentre i funghi simbionti (Amanita, Boletus, Russula, Lactarius) li assorbono in quantità uguale a quella presente nel substrato di crescita. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato che il limite massimo raccomandabile di assunzione settimanale di cadmio non superi i 0,5 mg. Tale valore sarebbe realizzato con un consumo settimanale di 50 g di alcuni Agaricus freschi. Funghi spontanei raccolti in zone non inquinate contengono 0,5 mg in 250 - 300 g, alcune specie come la Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Singer (Fig. 3) possono contenere anche valori prossimi a 1 mg per Kg di peso fresco. Tuttavia già con l'alimentazione normale viene assunta una quantità di circa 0,25 mg. Una larga fascia di popolazione raccoglie e consuma con continuità e, a volte, una grande quantità di Agaricus arvensis Schaeff. Fr., Agaricus campestris L. : Fr., Agaricus silvicola (Vittadini) Saccardo che contengono mediamente 100 mg/Kg sostanza secca. Ricordiamo che il DPR 10 settembre 1982 n. 915 considera tale valore come soglia oltre la quale una sostanza è da considerarsi "rifiuto tossico e nocivo". Il piombo è molto velenoso e si trova principalmente nel minerale galena PbS. Viene utilizzato nell'industria di produzione di vernici, batterie elettriche e sempre meno utilizzato come additivo (piombo tetraetile) antidetonante nelle benzine. L'intossicazione da piombo provoca patologie cardiovascolari negli adulti, aumento della pressione sanguigna, cefalea, delirio, insufficienza renale, anemia, coliche dolorose dette saturnine (dal nome dato al piombo dagli alchimisti medioevali). Il declino dell'impero Romano si ritiene dovuto all'uso di piombo nelle tubature dell'acqua o nelle decorazioni delle stoviglie. Essendo queste riservate ai più ricchi vi fu una decimazione della classe dominante.. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato che il limite massimo raccomandabile di assunzione settimanale di piombo non superi i 0,3 mg. I terreni ai lati delle strade e autostrade sono risultati particolarmente inquinati per il piombo eliminato, con i fumi, dagli scarichi dei veicoli a motore. I funghi raccolti a 10 metri di distanza da una autostrada, pur avendo generalmente valori di contaminazione inferiori al substrato, hanno presentato concentrazioni di piombo altissime, mentre tra i 250 e i 500 metri i valori variano da 0,1 a 0,3 mg per Kg di peso fresco. . l mercurio, che a temperatura ambiente è liquido, si ricava dal cinabro (HgS). La tossicità è nota dai tempi dei Romani dove gli schiavi erano impiegati nella sua distillazione. Si stima, essendo volatile, che ogni anno circa 200.000 tonnellate ricadano dalla biosfera. Il mercurio è utilizzato per la sintesi di coloranti in odontotecnica, nell'industria chimica per la produzione di plastica (cloruro di polivinile) nella preparazione di fungicidi, germicidi e in preparati per la prevenzione di muffe. L'intossicazione da mercurio provoca progressivo indolenzimento delle mani e della faccia, tremori, stato confusionale, perdita della memoria e del controllo del movimento corporeo. Tale sintomatologia è nota come malattia di Minimata, piccolo villaggio di pescatori del Giappone, dove nel 1953 la gente rimase intossicata a causa dell'ingestione di pesce contaminato da mercurio immesso nell'acqua da una fabbrica di materiali plastici Casi analoghi di inquinamento si sono ripetuti anche nel 1965 a Niigata dove morirono 5 persone e ne rimasero intossicate 115. La tossicità del mercurio è legata al fatto che i funghi hanno la capacità, come altri organismi, di "metilare" il mercurio, cioè di formare con esso molecole organiche liposolubili eliminabili molto lentamente. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato che il limite massimo raccomandabile di assunzione settimanale di mercurio non superi i 0,3 mg I funghi non coltivati possono contenere concentrazioni di mercurio anche 50 volte superiori a quelle del substrato: anche 1 mg/Kg di peso fresco nel Boletus edulis e fino a 20 mg nell'Agaricus bitorquis (Quèlet) Saccardo. Il selenio è un elemento semimetallico che si ottiene dalle melme anodiche della raffinazione elettrolitica del rame. E' usato nella fabbricazione di raddrizzatori, cellule fotoelettriche, nella preparazione di smalti e di pigmenti. Il selenio, insieme ad altri enzimi, svolge una funzione antiossidante a livello delle membrane e delle cellule. A basse concentrazioni l'azione del selenio ha effetti benefico per l'organismo umano mentre alte concentrazioni possono rivelarsi pericolose. L'assunzione giornaliera raccomandata di selenio per adulti non dovrebbe superare 1 microgrammo per Kg di peso corporeo. Dosi eccessive di selenio determinano un'intossicazione che si manifesta con nausea, vomito, dolori addominali, diarrea, dermatiti e anomalie neurologiche. E' stato riscontrato che il Boletus pinophilus Pilàt & Dermek risulta avere concentrazioni medie di selenio oltre 100 mg/Kg di sostanza secca che corrispondono a 10 mg/Kg di sostanza fresca. L'arsenico è un elemento semimetallico estremamente velenoso, inodore e insapore che in natura si ritrova allo stato libero sotto forma di masse granulari grigio-biancastre. Veniva utilizzato sotto forma dei suoi composti, per la produzione di fungicidi, insetticidi, ora viene usato nell'industria vetraria e talvolta aggiunto alle leghe metalliche per aumentarne la durezza. I composti sulfurei dell'arsenico venivano utilizzati dagli Egizi come pigmenti per la decorazione. In Cina l'arsenico aveva un posto importante come curativo di un tipo di malaria L'arsenico a piccoli dosaggi è utilizzato in omeopatia ed è impiegato recentemente per trattare alcuni malati di leucemia. Dosaggi di arsenico superiori a 200 mg/Kg sono letali L'avvelenamento cronico di arsenico provoca perdita di appetito, disturbi gastroenterici e congiuntivite Un caso grave di avvelenamento da arsenico che avvenne in Giappone nel 1955, provocò la morte di 120 bambini a causa di alimenti contenenti questo elemento Alte concentrazioni di arsenico sono state riscontrate in alcune specie di funghi tra cui la Laccaria amethystina (Hudson) Cooke con valore di 20 mg/Kg sostanza secca. In relazione al contenuto di metalli pesanti, si riporta di seguito una tabella con alcuni risultati delle analisi effettuate negli anni 86-94 su campioni di funghi, di varie specie, raccolti direttamente dal Dr. Duilio Bucci e dal Gruppo Micologico Naturalistico del D.l.F. di Ancona.Da non sottovalutare, infine, anche il rischio plutonio ottenuto artificialmente dall'uranio dopo che questo ha esaurito il suo compito nei reattori nucleari.L'utilizzo dell'uranio impoverito nei proiettili nella guerra dei Balcani ha creato un aumento non trascurabile di radioattività, denunciata nel 1998 dal Ministro Federale Jugoslavo per l'Agricoltura ai Ministri dei Paesi europei.Secondo alcuni esperti, basta un solo grammo di plutonio per provocare tumori in 20.000 persone.L'uranio impoverito ha un tempo di disintegrazione naturale di centinaia di milioni di anni. Una volta inalato è altamente tossico e non può più essere rimosso dai polmoni. Per i ricercatori del CNR invece la radioattività che si disperde nell'ambiente, in seguito all'esplosione di un proiettile all'uranio impoverito, è così bassa che non altera quella presente naturalmente. Urge quindi un osservatorio che faccia chiarezza circa gli effetti sulla catena alimentare (5). Minimizzare senza preoccuparsi di verificare è inutile e antiscientifico: come nell'evento di Chernobyl, dove molti tranquillizzavano sostenendo che non c'era pericolo perché il vento soffiava da un'altra parte..... I funghi importati dall'ex Jugoslavia possono essere potenzialmente pericolosi. Per questo motivo, in via cautelativa il Ministro delle Politiche agricole Pecoraro Scanio ha chiesto (anno 2001) la sospensione delle importazioni di funghi dai Paesi interessati dalla contaminazione. Le soluzioni al costante aumento di prodotti inquinanti saranno le nuove tecniche di coltivazione eco compatibili che utilizzano sistemi di produzione senza l'utilizzo di fertilizzanti chimici e la rimozione degli inquinanti organici ed inorganici attraverso tecniche di trattamento che sfruttano l'efficacia di piante endemiche (6) ad elevata capacità di fitodepurazione. Ad esempio il Centro Colture Sperimentali Valle d'Aosta, primo laboratorio in Europa di biotecnologie applicate all'ambiente, si occupa, tra l'altro, della decontaminazione da metalli pesanti dell'ambiente inquinato dalle scorie di lavorazione dell'impianto siderurgico "Cogne" che ammontano a 800.000 m3 mediante l'impiego di piante micorrizate capaci di accumularli nei loro tessuti. In conclusione sarà opportuno che le Istituzioni nazionali ed europee preposte al controllo degli alimenti comincino a prendere maggiormente in considerazione l'inquinamento dei funghi, essendo oggetto di largo consumo alimentare, affinché chi fa divulgazione micologica cominci ad informare, in modo equilibrato, di questi problemi la pubblica opinione.
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sabato 20 aprile 2013

MICOEDITORIALE Aprile 2013 Pleurotus o. Vs colesterolo


 Cari lettori della micomedicina, come di consueto slittiamo di un po’ il micoeditoriale che una volta doveva essere pubblicato entro il 10 del mese, ma abbiamo accumulato con Pasqua qualche giorno di ritardo ed eccoci qui…. Comunque, niente di allarmante, come vedete siamo di nuovo a parlare di funghi medicinali e della loro applicazione terapeutica nella micomedicina. Un piccolo inciso, sulla situazione politica lo vogliamo fare ? No forse è meglio stendere un velo pietoso..Ebbene questo mese parliamo di colesterolo e delle terapie di appoggio al fungo di riferimento che è il Pleurotus ostreatus: sì, il nostro vecchio e caro orecchione o pleus o fungo della neve, di cui non mi stancherò mai di lodare ed esaltare le sue grandi proprietà medicinali: è un eccellente immunomodulatore perché agisce su alcuni tumori, ma soprattutto è il riferimento N° 1 della micomedicina per l’ipercolesterolemia. Nel primo degli articoli della rubrica al titolo Alimentazione e Pleurotus c’è una lunga carellata con numerosi articoli sul Pleurotus o. dato principalmente come estratto secco a ratti alimentati con una dieta ipercolesterolemica o selezionati ipercolesterolemici (articoli: India 2012, Rep Ceca 1997, Giappone 2003, Slovenia 2004, Corea 2009) saggiando la capacità di ridurre la colesterolemia come altri parametri come LDL e HDL e Trigliceridi. Ebbene nella generalità dei casi è riportato un abbassamento del 30% della colesterolemia totale ed in alcuni casi (come in quello ceco e giapponese) anche un’aumento delle HDL. Il meccanismo individuato è quello classico delle statine: inibisce HMG-CoA reduttasi bloccando la produzione endogena di colesterolo. L’azione è simile alle statine di ultima generazione come la Lovastatina e la Pravastatina con molto meno rischi di miopatia (per l’aumento del CPK) per l’azione del fitocomplesso enzimatico rappresentato dal fungo. Il fitocomplesso fungino è un intreccio di enzimi con effetti concatenati fra loro (e più o meno attivi a seconda del fenotipo della popolazione), unito a sostanze con azione immunomodulante e antiossidante. Per questo motivo, stabilita un’azione di massima di un fungo, nel nostro caso un’azione ipocolesterolemizzante, questa non si limiterà al solo meccanismo ultimo enzimatico (inib. HMG-CoA red.), ma darà vita ad un complesso di azioni che sostengono e mantengono l’azione principale in modo molto fisiologico in rapporto all’individuo e alla razza. Un po’ come fa l’alimentazione (tant’è che per i funghi si parla di Nutraceutica) con l’azione ipocolesterolemizzante rappresentata dalle Fibre, l’Olio di Pesce (acidi grassi omega 3) vedasi lo studio italiano GISSI del 1999 nella prevenzione del reinfarto, modulando i dosaggi di omega 3 da 1 a 3 g/die a seconda del valore della Trigliceridemia; per non parlare della Soia anche sotto forma di lecitina (abbassa del 25% i Trigl.) come degli isoflavoni di soia nell’ipercolesterolemia post menopausa. Anche le piante medicinali del 2° articolo come l’ Aglio ed il Carciofo sono considerati alimenti ed è questo il motivo della molteplicità dell’azione (aggregazione piastrinica, fibrinolisi, pressione arteriosa per l’aglio, coleretica colagoga e HMG-CoA red. per il carciofo) e dell’uso in cucina con le decantate virtù antiaterosclerotiche della dieta mediterranea. Con il 3° articolo circa la resina del caucciù la Commiphora mukul (Guggul) di cui si dice un gran bene in India (è una delle piante più utilizzate nella medicina Ayurvedica) agendo attraverso una sostanza steroidea (guggulsterone) sulla tiroide aumentando il metabolismo e stimolando il colesterolo HDL, non regge tuttavia alla verifica clinica sulla variabile popolazione quando in un’articolo (2003 JAMA Journal American Medical Association) sulla popolazione americana di origine caucasica di Philadelphia si è visto addirittura abbassare l’HDL. Anche il 4° articolo sulla pianta sudamericana la Caigua o Cyglantera pedata appartenente alla famiglia delle cucurbitacee, vale lo stesso discorso etnobotanico: va benissimo per le popolazioni andine visto che la pianta si è ben adattata anche al freddo e alle altitudini, ma funzionerà in altri continenti e su altre popolazioni? E per il 5° articolo si torna ad una nostra vecchia conoscenza il Monascus ruber ovvero il Riso Rosso Fermentato anche questo è un fungo, esattamente un ascomicete, e funziona anche questo sull’HMG-CoA reduttasi, ma rispetto al pleurotus ha qualcosa in meno e qualcosa in più. In meno è la minor complessità degli ascomiceti rispetto ai basidiomiceti che rende l’azione da meno fitocomplesso fungino esponendolo agli effetti indesiderati delle statine. In più, che equilibra tale effetto, è che si tratta in fondo di un metabolita del riso rosso, la monacolina K, di un principio attivo che è più facile dosare e prevederne la farmacocinetica. Per questo l’allarmismo di Firenzuoli e del suo gruppo su alcuni casi di > di cpk associato a miopatia in soggetti che assumevano riso rosso fermentato, non ha molta ragion d’essere associandolo a vari prodotti con dosaggi diversi e a interazioni con altri farmaci (come giustamente sottolineato nell’articolo) ma anche perché la FDA ne ha autorizzato la vendita con dosaggi ben precisi e di sicurezza. Il buon Firenzuoli di Empoli ce l’ha con i funghi, ha cercato di stroncare anche l’ABM (non riuscendoci) e sempre con una rewiew molto parziale, evidentemente gli sono e gli resteranno indigesti… spero per tanto tempo ancora ! Buona lettura Dott Maurizio BAGNATO MD © 2013
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venerdì 5 aprile 2013

MICOEDITORIALE MARZO 2013

MICOEDITORIALE MARZO 2013 CAPELLI, K PROSTATA E POLYPORUS U. 
Cari amici della Micomedicina, scusate il ritardo, siamo stati molto impegnati ma non volevo farvi mancare per questo il contributo della micomedicina. Certamente il contesto nazionale con le “sorprendenti” elezioni (per noi non molto) e quello internazionale (per modo di dire) visto l’ancora più sorprendente esito dell’elezione del Papa Francesco, hanno un po’ rubato la scena ai funghi medicinali, ma non temete ecco un mensile marzolino molto denso di argomenti e di funghi al centro dell’attenzione e della ricerca mondiale. Questo mese si apre all’insegna del Polyporus umbellatus, un bel fungo cespitoso che cresce anche dalle nostre parti spesso confuso con la più nota Grifola frondosa anch’essa un bel fungo medicinale. I due funghi oltre ad avere l’aspetto simile hanno anche altro in comune, come un’azione sulla loggia energetica della MTC “acqua”, proprietà farmacologiche simili di immunostimolazione e antineoplastiche. Della Grifola più nota come “Maitake” dai giapponesi, non ne parlo ora anche perché lo” Zhu Ling” il Polyporus per i cinesi è più inerente all’argomento che mi sono dato: i rapporti fra caduta dei capelli e ipertrofia/cancro alla prostata. Bisogna riconoscere che l’adagio che l’uomo con pochi capelli avrebbe una maggiore vigoria sessuale, potrebbe avere un fondamento, non fosse altro perché attraverso un enzima, la 5 alfa reduttasi, il testosterone circolante viene trasformato nella prostata (che aumenta per questo in dimensioni) in DHT (diidrotestosterone) un potente anabolizzante attivo a livello dei muscoli, corpi cavernosi del pene ma anche dei capelli dove però incrementa la produzione di sebo ed il ricambio cellulare a livello del bulbo pilifero portando ad un restringimento del colletto, ad una progressiva diminuzione delle dimensioni e spessore fino ad una caduta precoce con inaridimento del bulbo pilifero e chiusura del poro. Insomma, l’effetto del DHT è l’ipertrofia muscolare e della prostata ma anche l’ipotrofia dei capelli con calvizie precoce. E’ conosciuta da molti anni l’azione di erbe come la Serenoa repens ed il Pygeum africanum nell’Ipertrofia Prostatica e di come, con gli anni, da un’Ipertrofia benigna si passi facilmente al cancro. L’azione di queste erbe come di altre (ortica) e di sostanze naturali come la Vitamina B6, lo Zn e l’Acido Azelaico è di Blocco dell’enzima 5 alfa reduttasi, e molte sostanze, come la Finasteride di sintesi(vedi primo articolo) o l’epigallocatechinogallato EGCG naturali del The verde (vedi secondo), sono comunemente usate nell’ IP pur con scarsa coscienza da parte della classe medica della possibilità di prevenire anche il Cancro alla Prostata. Probabilmente molti sono spaventati dagli effetti collaterali soprattutto dei farmaci di sintesi e della soia (fitosteroli) di femmilizzazione con possibile ginecomastia per lo sbilanciamento dell’azione degli estrogeni naturalmente presenti o di quelli introdotti (fitoestrogeni); l’ideale sarebbe trovare un inibitore della 5 alfa reduttasi che non sbilanci l’equilibrio a favore degli estrogeni, cioè che faccia agire il testosterone ma fino ad un certo punto. E noi lo abbiamo trovato, è il Polyporus umbellatus. Negli articoli che seguono ed in quello del paginone centrale si evidenziano due sostanze presenti il Polyporusterone A e B che si comportano allo stesso tempo da enzima e da ormone variando la conformazione tridimensionale, la forma isomerica, cosicchè localmente, nella prostata, sono enzimi che inibiscono la 5 alfa reduttasi facendo diminuire il DHT. Questi enzimi modulano la produzione ghiandolare prostatica di testosterone attraverso i ROS (vedi articolo su KhZ) e l’apoptosi cellulare che blocca la proliferazione cellulare base della trasformazione neoplastica. I capelli sono quindi liberi di crescere con le giuste dosi ormonali. Allorquando i livelli di DHT sono troppo bassi, il Poliyporusterone cambia faccia (la forma isomerica) e non agisce più sul sito di attacco enzimatico lasciando agire la 5 alfa reduttasi sul Testosterone, anzi in alcuni casi, quando il testosterone endogeno è troppo basso, si sostituiscono ad esso mantenendo così l’omeostasi. Tutto ciò passa attraverso un’azione modulante sulle cellule staminali che potrebbe essere il minimo comune denominatore dell’azione dei funghi sulla riproduzione cellulare. E che i funghi agiscano sempre un po’ da enzimi e un po’ da ormoni, era sospettato, che queste due cose potessero avere un carattere di modulazione funzionale omeostatico (pro-vita) a seconda delle esigenze del sistema vivente, è la nostra scommessa e che riusciremo presto a dimostrare. Cari saluti e Buona Pasqua a tutti Dott Maurizio BAGNATO MD © Micomedicina 2013

Contro il cancro al seno

Nei funghi un possibile aiuto contro il cancro al seno Contengono sostanze con proprietà anti-aromatasi, enzima coinvolto nella produzione di estrogeni I funghi oltre ad essere un piacere per il palato, potrebbero anche essere utili per prevenire il cancro al seno. I ricercatori del Beckman Research Institute of the City of Hope di Duarte (California, Usa) consigliano introdurre nella dieta almeno 100 grammi al giorno di questo alimento perché, assicurano, alcuni componenti interferiscono con l'azione dell'aromatasi. Un enzima che aiuta l'organismo a produrre estrogeni, gli ormoni coinvolti nel processo di formazione e crescita del tumore della mammella. Questo è il risultato della ricerca che è apparso sulla rivista Cancer Research. Studiando sui topi gli effetti di sette vegetali con proprietà anti-aromatasi gli esperti hanno verificato che i funghi bianchi, una delle varietà più consumate a tavola, sono i più efficaci nell'inibire l'enzima. I loro estratti hanno, nei topi, ridotto sensibilmente la proliferazione delle cellule cancerose, bloccando la crescita della malattia. Includere i funghi nella propria alimentazione - sottolinea Shiuan Chen, a capo dello studio - può davvero contrastare il tumore al seno. Anche meno di 100 grammi al giorno può avere una notevole efficacia per la prevenzione.
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