venerdì 28 giugno 2013

Meningite, arriva l’antimeningococco-B

Meningite, arriva l’antimeningococco-B 

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A fine anno dovrebbe essere disponibile in Italia il vaccino per la prevenzione della meningite da meningococco B. Il preparato verrà prodotto per tutto il mondo presso il Centro Novartis Vaccines di Siena, guidati da Rino Rappuoli. Il vaccino è indicato per l'immunizzazione a partire da 2 mesi d'età- La meningite può uccidere in una manciata di ore un bambino che fino a qualche minuto prima era sano, pieno di vita e giocava serenamente. Ha una letalità del 9-12 per cento, ma senza un adeguato trattamento antibiotico può raggiungere anche il 50 per cento. Ogni anno nel mondo ci sono mezzo milione di casi di infezione e in Italia la causa principale è il ceppo B, che nel 2011 è stato responsabile del 64 per cento dei casi totali e addirittura del 77 per cento dei casi totali. Le fasce a maggior rischio sono i bebé da 0 a 12 mesi e i teenager tra 12 e 18 anni. Oltre ad uccidere l'infezione da maningococco B può anche lasciare gravi esiti permanenti. La maggior incidenza di questa infezione è tra i 4 e gli 8 mesi. Ecco perchè per risultati effettivi nella riduzione dei casi, la prima barriera deve essere posta ai due mesi, con programmi di vaccinazione adeguati. Il nuovo vaccino completa l'offerta di prevenzione contro la meningite meningococcica.
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lunedì 24 giugno 2013

Varicella, un rischio per gli adulti

Varicella, un rischio per gli adulti 

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Nel reparto di rianimazione dell'Ospedale San Martino di Genova è ricoverato in gravissime condizioni un quarantenne colpito da varicella. L'infezione sarebbe stata trasmessa dal figlio ed ha condotto al blocco della respirazione autonoma. Mentre nella città ligure si sommano le segnalazioni, Giancarlo Icardi, Direttore del Dipartimento di igiene dell'Università di Genova, ricorda come "purtroppo in età adulta la varicella può portare a complicazioni e in pochi, sfortunati casi può degenerare anche fino alla morte". L'infezione, che è endemica, si trasmette per via aerea o con contatto diretto con le lesioni classiche della malattia. Una persona con varicella è infettiva da uno a due giorni prima che compaiano le lesioni e poi fino a quando le eruzioni non vengono completamente ricoperte dalle croste. In Italia oggi è disponibile un vaccino, consigliabile per gli adulti. Il picco dell'endemia di varicella si registra soprattutto in primavera. E che può essere prevenuta. In Italia si registra quasi un caso di varicella al minuto e costi di circa 100 milioni di euro legati alla malattia. Per questo la prevenzione potrebbe essere estremamente utile. Alcune regioni offrono la vaccinazione in offerta attiva e gratuita ma si parla anche di una possibile vaccinazione universale per l'infezione in età infantile: questa misura permetterebbe infatti di ridurre le ospedalizzazioni e le complicanze della patologia, controllare la diffusione della malattia e influirebbe anche sui costi.
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venerdì 21 giugno 2013

Una giornata per parlare dei tumori del sangue

Una giornata per parlare dei tumori del sangue 

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Oggi, 21 giugno, si celebra l'VIII edizione della Giornata Nazionale per la Lotta contro Leucemie, Linfomi e Mieloma, promossa dall'Ail. Dalle 8 alle 20 sarà attivo un numero verde (800-226524) cui pazienti e familiari potranno far riferimento per ascoltare i consigli degli esperti ematologi. Non vengono quindi chieste donazioni, ma l'associazione (www.ail.it) grazie al lavoro delle 82 sezioni presenti sul territorio nazionale intende soprattutto rifocalizzare su queste patologia l'attenzione e l'informazione. Oggi, almeno in alcune forme di leucemia e di linfoma, il 70-80 per cento dei pazienti ottiene la guarigione completa. L'ottava "Giornata Nazionale per la lotta contro Leucemie, Linfomi e Mieloma" è promossa dall'AIL e posta sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Questa Giornata dedicata all'informazione sui tumori del sangue ha valore soprattutto per i pazienti ematologici che in questa occasione sentono l'Ail ancora più vicina. L'impegno di è quello di continuare a stare al loro fianco e operare nella ricerca di nuove soluzioni di cura per le malattie del sangue, che oggi possono anche essere guarite in molti casi ma debbono comunque essere trattate al meglio per migliorare la durata della sopravvivenza dei malati e la loro qualità di vita. Su questo fronte tra le iniziative Ail va ricordato il Progetto Itaca, giunto alla sua quinta edizione, che prevede una "veleggiata" lunga 800 chilometri nel mar Tirreno. Anche la vela-terapia può offrire un sostegno a chi lotta contro queste malattie.
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lunedì 17 giugno 2013

Epatite C, un nemico da combattere al meglio

Epatite C, un nemico da combattere al meglio 

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La maggior parte dei portatori del virus ha contratto l'infezione prima del 1990, e quindi si tratta soprattutto di individui anziani. Molti altri individui, più o meno 200-300.000 persone ha invece contratto il virus dell'epatite C a causa di comportamenti a rischio. Se a queste persone, molte delle quali nemmeno sanno di avere l'infezione, aggiungiamo anche la popolazione dei migranti portatori del quadro, ecco che arriviamo alla quota di circa un milione di italiani portatori cronici del virus dell'epatite C. Tra questi, un terzo sta sviluppando o ha già sviluppato importanti patologie epatiche. A tracciare questo quadro è massimo Colombo, direttore del dipartimento di medicina Specialistica e Trapianto di Organi all'Ospedale Maggiore di Milano e docente all'ateneo milanese. A fianco di questa patologia, un'altra infezione virale che crea ansia e di cui si parla troppo poco, ovvero quella da virus Hiv. Secondo gli esperti in nessun campo sono giunte in pochi anni tante molecole di successo come è avvenuto nella cura di queste due malattie infettive. In particolare per l'epatite C l'avvento degli inibitori delle proteasi sembra aver aperto una strada per trattare con buoni risultati anche le infezioni causate dal genotipo 1 del virus, che mediamente rappresenta la causa dell'infezione nel 55 per cento dei soggetti infettati nel nostro Paese.
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sabato 15 giugno 2013

Allergia ai crostacei, un pericolo da non sottovalutare

Allergia ai crostacei, un pericolo da non sottovalutare 

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Anche un piatto di frutti di mare o di molluschi, per quanto ben preparato, può nascondere delle insidie. Il motivo? Sono in crescita le allergie ad alcuni componenti di questi alimenti, allergie che possono risultare potenzialmente anche gravi ed arrivare a causare anche shock anafilattico. La scienza ha ormai fatto luce sugli allergeni principali presenti all'interno di questi prodotti ittici. In particolare, nei gamberetti sarebbe presente tra gli altri anche uno specifico allergene chiama proteina sarcoplasmatica calcio-legante (SCP), particolarmente temibile negli adulti: quasi tre persone su quattro potrebbero avere una reazione particolarmente intensa assumendo questa sostanza. Congiuntivite, disturbi respiratori, orticaria con prurito sono i sintomi più comuni di questa condizione, che può portare anche a situazioni cliniche più gravi come lo shock anafilattico nelle persone particolarmente sensibili agli allergeni. I sintomi si manifestano in genere molto precocemente, entro poco tempo dall'assunzione dell'alimento, e si mantengono per pochi giorni. Se per i crostacei occorre prestare attenzione, non va dimenticato che ci sono persone particolarmente sensibili all'assunzione di seppie, calamari e simili, ovvero ai molluschi. In questo caso il fenomeno allergico appare legato soprattutto alla presenza di una specifica proteina, chiamata tropomiosina, considerata l'allergene più importante.
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mercoledì 12 giugno 2013

Micoeditoriale Giugno 2013

MICOEDITORIALE GIUGNO 2013 FUNGHI E DIABETE
del Dott Maurizio BAGNATO 
Presidente Micomedicina ONLUS 

Salve cari “seguaci” della micomedicina ! Finalmente si stanno profilando le agognate vacanze (il mio amico Mauro-alto dirigente del MURST-direbbe anche agognati, azie, anepote etc etc), ma qui, nonostante tutto, si resiste e si continua a proporre e stimolare, incuranti del caldo, della pioggia e di quanti non sentono o meglio captano e usano le informazioni del sito per proporsi nei convegni come ricercatori di riferimento per la terapia con i funghi , siano essi naturopati o medici….va bene così, mangiate a volontà il frutto della conoscienza e non dovete nemmeno pagare il conto…ma ricordatevi che la vera conoscienza (a cui bisogna togliere dalla parola il suffisso privativo NO per essere vera scienza ovvero co-scienza) deriva solo dal dialogo, dalla condivisione e dalla interiorizzazione (co-scienza) che produce nuovi elementi concettuali ed un’elevazione spirituale della co-scienza …la micomedicina e la simbiosi universale sono parole senza significato se non producono uno scambio energetico fra esseri viventi (e qui bisognerebbe aprire una grossa parentesi su cosa significa vita, energia etc …ma andremmo troppo lontano). Limitiamoci all’argomento di questo mese: diabete e funghi ovvero come attraverso la micomedicina si affronta questa terribile e subdola malattia come il diabete. Come sapete la medicina ufficiale ha due capisaldi: diabete dell’adulto o tipo 2 (detto anche florido) che non dipende dalla mancata produzione dell’Insulina, ma in larga misura da errori alimentari e malattie concorrenti come l’obesità, sovrappeso e dismetabolismi (iperlipidemia, ipertrigliceridemia) e diabete giovanile o insulino dipendente o tipo 1 (detto anche diabete magro) che deriva da una carente produzione o una resistenza all’azione dell’insulina (di natura autoimmunitaria) che deve essere fornita perciò dall’esterno. E’ evidente che, seppur accademica, questa suddivisione ci permette già di circoscrivere il campo di azione al diabete di tipo 2 dove si può lavorare efficacemente sugli stili di vita ed i fattori di rischio correlati, tramite l’alimentazione e l’attività fisica, per citarne i più importanti, e tramite farmaci ovvero erbe e funghi che hanno azione ipoglicemizzante. E qui veniamo ai nostri funghi, quello di riferimento nel paginone centrale è il Coprinus comatus ed è riportato anche nella sezione d) degli articoli del mese insieme ad altri funghi in un bellissimo articolo pubblicato nel 2011 su Functional Foods frutto di collaborazione fra Università dello Sri-Lanka e cinesi . Per motivi di spazio sul paginone centrale abbiamo messo solo gli articoli riguardanti il Coprinus c., nella sezione d) abbiamo aggiunto all’articolo di cui sopra anche un articolo sul Vanadio di cui è ricco in particolare il Coprinus c. uno dei motivi dell’azione ipoglicemizzante. Nelle sezioni B) e C) vengono evidenziati studi sulle nostre amiche piante e alghe, in particolare sulla Genziana ( Gentiana oliveri in uno studio turco del 2012) e sull’ ALGA Ecklonia cava in due studi coreani del 2011 e 2012 , nei quali vengono riportati i meccanismi biochimici dell’azione ipolipemizzante e ipoglicemizzante delle piante e alghe, che per quanto riguarda la Genziana, si riconducono all’utilizzo tradizionale in Italia come decotti e liquori proprio con finalità digestive e fluidificanti le bile (colagogo, epatoprotettore e quindi ipolipemizzante favorente la glicogeno sintesi). Nella sezione C) troverete di seguito un bella e recente rewiew sulle piante utilizzate nel mondo ed i relativi principi attivi: si passa dal guggulsterone isolato dalla pianta della tradizione ayurvedica, la Commiphora mukul, alle procianidine di mela, vite e mango, all’acido cloro genico della Cecropia pachystachya, fino ad arrivare all’ estratto di Pterocarpo marsupium e di Ocinum sanctum e di Aglio e Zenzero, utili nelle complicanze come la retinopatia e la nefropatia diabetica, per non parlare dello Syzigium cumini che potrebbe essere un valido sostituto/integratore dell’Insulina (e quindi intervenire anche nel diabete di tipo 1). Ho tralasciato di parlare volutamente del Tè verde (Camellia sinensis) in cui i polifenoli (EGCG in primis) sono considerati tra i più potenti antiossidanti in natura e con un’azione di accelerazione nel metabolismo dei grassi (brucia grassi), ma proprio questa azione è oggetto di un controverso dibattito internazionale fra l’oriente e l’occidente, nel quale fra i maggiori propugnatori dell’utilizzo del tè verde nel diabete vi sono i ricercatori giapponesi (vedi anche nella sezione A) nel secondo articolo). L’articolo più importante di tutto il mese è proprio il primo della sezione A) sulla Dieta Macrobiotica, un bell’articolo preso dal portale dall’Università di Padova dove vengono riportati i principi della dieta macrobiotica e la sua applicazione secondo Mario Pianesi (dieta Ma-Pi ) che ho avuto modo di conoscere personalmente ed apprezzare condividendo completamente la sua impostazione filosofico-nutrizionale (un po’ meno nell’applicazione pratica) e che ha portato a dei risultati, proprio con il Diabete con lo studio del Prof. Fallucca, incontrovertibili e di rilievo scientifico internazionale. Nella dieta pianesiana un ruolo di primo piano ha proprio il tè verde o meglio tè Bancha, che è la bevanda ufficiale disintossicante ed antinvecchiamento dei centri macrobiotici “Un punto macrobiotico” diffusi in tutta Italia e che vi consiglio di visitare. Ma non sarebbe Micomedicina se non mescolasse quanto sopra, con un’azione armonica e regolarizzatrice del fungo di riferimento (direzione di simbiosi), se non ci fosse l’attività fisica o meglio fisico-spirituale o meglio come dicono di pediatri di psicomotricità ed i neurologi di riconnessione psico-neuromuscolare, quindi beccatevi la quinta sezione la D) con il mio amato Tai Chi e dei lavori americani, non recentissimi del 2008, che ne esaltano le proprietà terapeutiche nel diabete. Spero che questo serva a stimolare la discussione. 
Grazie Dott Maurizio BAGNATO MD © 2013
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martedì 11 giugno 2013

Diabete, difficile cambiare le cure

Diabete, difficile cambiare le cure 

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Arriva dagli esperti un allarme sull'approccio terapeutico al diabete. Da un esame dei dati sull'impiego dei farmaci nei 320 Centri di diabetologia aderenti al progetto Annali AMD (Associazione Medici Diabetologi), rappresentanti quasi il 50 per cento di quelli operanti in Italia, emerge un dato significativo e cioè: "un forte ritardo nel cambiare terapia, quando questa mostra dei limiti - segnala Carlo Giorda, neopresidente della Fondazione AMD". Trascorrono in media due anni prima che la cura non più pienamente efficace venga modificata, cambiando tipo di farmaco antidiabete, aggiungendone altri alla terapia di base con metformina o passando all'insulina. Il problema è che quasi un terzo della popolazione diabetica risulta curato in modo inadeguato, tanto che un malato su due sopra i 65 anni viene curato con farmaci che non funzionano come dovrebbero e continua ad esserlo per altri due-tre anni prima del cambio di terapia. A provare questa situazione, secondo Giorda, basta un dato molto semplice: il passaggio all'insulina avviene quando i valori di emoglobina glicata sono elevati, tra 8 e 9. Numeri così alti per questi parametri, che indicano la situazione della glicemia nel periodo precedente al test, indicano che il cattivo controllo della glicemia va avanti da mesi.
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lunedì 10 giugno 2013

Tutto il bene nascosto nel granello di sale

Tutto il bene nascosto nel granello di sale 

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L'eccesso di sale, si sa, può creare solo problemi all'organismo umano. Aumenta il rischio di ipertensione e quindi rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie cardine cerebrovascolari. Tuttavia anche il cloruro di sodio può avere aspetti positivi, che a lungo sono rimasti nascosti ed ora emergono grazie a due studi pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature. In questo caso, però, a "reagire" con il sale non sarebbero le pareti dei vasi sanguigni e i reni, quanto piuttosto le cellule che entrano in gioco nella risposta immunitaria dell'organismo. In particolare ricercatori di Boston e del new Haven hanno individuato un particolare sensore molecolare che sarebbe capace di registrare la concentrazione di sale e addirittura di portare, in base a questo parametro, alla differenziazione di particolari cellule della famiglia dei linfociti T, chiamate Th17. Il ruolo di queste unità cellulari consiste nella lotta ai batteri come stafio e streptococco o ai miceti. Da questa osservazione, quindi, nasce una possibile teoria che spiega l'importanza del cloruro di sodio nell'alimentazione: il sale poteva essere un elemento chiave nei passaggi che conducono alla risposta contro questo tipo di infezioni. Peraltro, sull'altro piatto della bilancia occorre porre anche che l'eccesso di sale potrebbe essere anche alla base dello sviluppo del gran numero di patologie autoimmuni che si osserva negli ultimi tempi. In tutti i casi, si tratta di due studi da sottolineare per gli aspetti conoscitivi che offrono alla scienza.
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Scoperto a Roma gene che aumenta il rischio di ictus

Scoperto a Roma gene che aumenta il rischio di ictus 

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Ricercatori dell'Università Cattolica - Policlinico Gemelli di Roma hanno scoperto tre mutazioni di un gene (TNFRSF11B) che si associano a un'aumentata produzione nel sangue di una proteina chiamata "osteoprotegerina" causa di un più alto rischio cardiovascolare. L'osteoprotegerina favorisce l'accumulo del calcio sulle pareti arteriose e quindi la formazione di placche di arterosclerosi che, in caso di rottura, possono causare eventi cerebrovascolari come l'ictus. Infatti gli individui che presentano una di queste tre varianti geniche dell'osteoprotegerina, singolarmente, hanno un rischio da 3 a 6 volte più elevato di sviluppare eventi ischemici cerebrali rispetto alla popolazione generale. Inoltre, la contemporanea presenza delle tre varianti geniche ad alto rischio nello stesso individuo incrementa di quasi 60 volte il rischio di ictus ischemico. Sono i risultati di una serie di studi condotti dal gruppo del professor Giovanni Ghirlanda, Direttore dell'Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Angiologia e del Servizio di Diabetologia del Policlinico universitario "A. Gemelli", il più recente pubblicato sulla rivista internazionale Human Genetics e condotto su un gruppo di pazienti diabetici. Questi risultati sono stati presentati ieri oggi in occasione della Giornata della Ricerca 2013, promossa dalla Facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università Cattolica, quest'anno dedicata a "Le basi farmacologiche, genetiche e cliniche della terapia personalizzata". Sul fronte della prevenzione, lo studio del gene per la osteoprotegerina e delle sue varianti presenti nella popolazione può permettere di individuare le persone che hanno un più elevato rischio vascolare e che in futuro potrebbero quindi beneficiare di un più stringente programma di prevenzione secondaria e terapeutico. Tutto ciò nell'ottica della terapia personalizzata.
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giovedì 6 giugno 2013

Sigarette elettroniche, preservati i teen-agers

Sigarette elettroniche, preservati i teen-agers 

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Non è la rivoluzione, ma certo rappresenta un passo avanti nelle indicazioni all'uso della sigaretta elettronica il documento di indirizzo del Consiglio superiore di sanità per il Ministero della Salute. Se non si arriva a regole molto stringenti, come quelle proposte da Aifa che considera la nicotina un principio attivo farmacologico vero e proprio e quindi vorrebbe considerare le e-cigarettes alla stregua di un farmaco, ci sono comunque indicazioni importanti per categorie a rischio, come i giovani e le donne incinte. In particolare, visto che proprio i ragazzi appaiono molto attratti dal fumo elettronico. Il parere del Consiglio Superiore di Sanità suggerisce caldamente una serie di raccomandazioni: si pensa di vietare le sigarette elettroniche nelle scuole, confermando ovviamente il divieto di acquisto per i giovani di età inferiore ai 18 anni, e si vieta l'impiego delle sigarette elettroniche alle donne in gravidanza o durante l'allattamento. Inoltre si è deciso di puntare sull'informazione, utilizzando le etichette del dispositivo e delle ricariche per informare sui rischi di tolleranza o dipendenza anche in piccole quantità legato al consumo di sigarette elettroniche contenenti nicotina. E' un piccolo passo avanti, sicuramente molto più limitato rispetto a quello della Francia che ha messo lo stop al consumo in tutti gli ambienti pubblici. Ma qualcosa si muove.
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mercoledì 5 giugno 2013

Allergie e igiene, correlazione in bilico

Allergie e igiene, correlazione in bilico 

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La famosa teoria igienica alla base dello sviluppo delle allergie? Mettiamola da parte. Non è vero che proteggere con le vaccinazioni o preservare all'asilo e in altri ambienti dalle classiche infezioni infantili sia alla base dell'incremento dei casi di allergia che stiamo osservando. A dirlo è Maurizio de Martino, direttore del Dipartimento di pediatria internistica all'Ospedale Meyer di Firenze nell'ambito del Congresso europea di infettivologia pediatrica tenutosi a Milano. Altro presunto fattore protettivo da dimenticare è la frequentazione dell'asilo: anche questo elemento a lungo considerato preventivo per la genesi di allergie proprio perché correlato con un alto numero di infezioni in età pediatrica, non ha più ragione di essere considerato tale. Insomma, sta per crollare l'ipotesi igienica. Anche perchè, sempre secondo lo specialista, molteplici trials clinici dimostrano che le infezioni possano essere alla base dello sviluppo di allergia. A prescindere da quelle che possono essere le cause, in ogni caso, preoccupa la crescita esponenziale dei casi di allergia infantile. Nei Paesi occidentali, queste sono raddoppiate negli ultimi 15 anni e quasi un piccolo su tre ha problemi di allergia.
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martedì 4 giugno 2013

«Entro dieci anni farmaci su misura per battere il cancro»

«Entro dieci anni farmaci su misura per battere il cancro» 

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Una volta si parlava di cancro al polmone, al colon, al seno. Da domani si parlerà solo di geni mutati di Mario o di Anna. E di cure per Mario e Anna. Ora la lotta ai tumori «è una questione personale». Sembra la classica frase da film d'azione, e invece è il grande messaggio che traspare da uno dei più grandi eventi di oncologia al mondo: il meeting annunale dell'American association for cancer research, quest'anno a Denver per la centesima edizione. La promessa, è quella di cure personali ed efficaci entro dieci anni. Ne parla il Corriere della Sera. «"Dieci anni - scrive il quotidiano milanese - per la rivoluzione nella cura dei tumori. Non si curerà più l'organo malato, ma le cellule". E la cura con i farmaci "intelligenti" sarà sulle mutazioni genetiche che trasformano una cellula normale in tumorale. Cure talmente personalizzate da superare ogni limite odierno. Il risultato? "Guarigione o controllo perfetto della malattia". Lo scenario è di Eric Lander, bio-genetista del Massachusetts Institute of Technology (Mit). La platea è quella del congresso dell'American association for cancer research (Aacr) giunto alla centesima edizione. A Denver in Colorado». «Reduci dall'Aacr - prosegue l'articolo - Nicola Normanno, Cell biology and biotherapy unit della Fondazione Pascale di Napoli, e Filippo de Braud, direttore della Divisione di Farmacologia clinica e nuovi farmaci dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano. La sensazione di entrambi è di "rivoluzione in atto". "Ad ogni paziente la sua terapia", dice de Braud. Bersaglio le mutazioni genetiche. Tra cinque anni saranno pronti i test per individuarle persona per persona. E tra circa dieci, la tecnologia consentirà di predisporre "correzioni" ad hoc. Cure ad hoc. Spiega de Braud: "Sequenziato l'intero genoma umano, ora si stanno classificando tutte le mutazioni che caratterizzano la differenza tra i tessuti normali e quelli neoplastici. Contemporaneamente si lavora per avere una tecnologia affidabile e a costi accettabili per la pratica clinica"». «Normanno - conclude il Corriere - parla di due novità. Una cattiva ed una buona. La cattiva? "Il tumore (dice lo scienziato del Pascale), nella maggioranza dei casi, è una malattia complessa caratterizzata da numerose alterazioni di geni che inducono la sua crescita. Complessità ulteriormente aumentata dall'interazione tra il tumore e le cellule normali che lo circondano". E la novità buona? Quanto annunciato da Lander. In pratica il mirino dell'arma è ormai ultrapreciso. "E sono state costruite le armi per affrontare la malattia in modo diverso, cioè andando a colpire bersagli specifici in ogni singolo paziente"». 
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lunedì 3 giugno 2013

Si può guarire dal tumore, ma è meglio parlare di curabilità

Si può guarire dal tumore, ma è meglio parlare di curabilità 

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La stampa mondiale si occupa in questi giorni della guarigione dal cancro di grandi star di Hollywood, da Michael Douglas a Robert De Niro. Eppure i medici preferiscono non parlare di guarigione dal tumore, meglio parlare di curabilità. Carmelo Iacono, presidente dell'Aiom, associazione di oncologia medica, specifica che sotto la parola cancro si racchiudono tante malattie diverse e le possibilità di guarigione o di cura dipendono da vari fattori: il tipo di tumore, la diffusione, la precocità della diagnosi. Si può parlare di guarigione di un tumore quando sono trascorsi cinque anni, dieci o quindici dalla diagnosi, ma si tratta di guarigioni comunque a termine, non è detto che siano definitive. «Gli strumenti che servono per guarire - precisa Filippo de Braud dell'Istituto europeo di oncologia di Milano - sono la chirurgia e la radioterapia. Ecco perché i tumori solidi, quanto più sono piccoli e localizzati, tanto più sono guaribili. Anche i farmaci possono farlo, ma quando le cellule del tumore sono tutte uguali: come succede per le neoplasie del testicolo e per i linfomi. Quando le cellule sono diverse, la chemioterapia può incontrare degli ostacoli e può succedere che la malattia ricompaia a distanza di tempo». 
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domenica 2 giugno 2013

Staminali, create cellule di difesa contro l'Aids e il cancro

Staminali, create cellule di difesa contro l'Aids e il cancro 

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I linfociti T killer che proteggono l'organismo sono stati riprogrammati come staminali pluripotenti. Ci sono riusciti i ricercatori dell'Istituto Riken, in Giappone, creando così un esercito di cellule immunitarie su misura di paziente, specifici per combattare cancro e Aids. Dallo studio sono stati tratti due articoli entrambi pubblicati su Cell Stem Cell. I ricercatori hanno riprogrammato i linfociti di un paziente con Hiv e di un paziente con melanoma. Questi linfociti sono stati prima trasformati in cellule staminali e poi in nuove cellule immunitarie giovani e forti. Questo metodo permette di produrre in provetta quantità infinite di cellule di difesa su misura di paziente ed efficaci contro la malattia del paziente stesso, Aids o cancro che sia. Ora i ricercatori giapponesi puntano a testare sui pazienti le cellule così prodotte per vedere se sono veramente efficaci e selettive contro la loro malattia. «Siamo riusciti a raggiungere il nostro primo obiettivo e a creare nuove cellule immunitarie killer giovani e forti. A questo punto dovremo capire se queste cellule potranno uccidere i tumori, senza colpire le cellule sane dell'organismo - spiega Kawamoto - Queste cellule potranno essere iniettate nei pazienti come terapia. Questo potrà essere fatto in un futuro non troppo lontano».
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sabato 1 giugno 2013

Aglio in grado di contrastare due superbatteri

Aglio in grado di contrastare due superbatteri 

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Da sempre si sa che l'aglio ha proprietà salutari, una ricerca, riportata dalla Stampa, svela ora anche la sua capacità di contrastare due batteri molto resistenti. Autori della scoperta sono Ronald Cutler, microbiologo della University of East London, e Jaya Prakash, microbiologo della National University of Health Sciences dell'Illinois. «Partendo dall'analisi della sostanza-chiave, l'allicina - scrive La Stampa - sono arrivati alla conclusione che l'amico dei legionari romani e dei medici ottocenteschi può battere anche due tra i batteri più pericolosi, che hanno imparato a sopravvivere agli attacchi degli antibiotici e che da incubo di medici e pazienti potrebbero diventare armi perfette in mano ai bioterroristi, islamici e non. Si tratta dello Stafilococco aureo resistente alla meticillina (noto in gergo come Mrsa), un microorganismo responsabile solo negli Usa di 2 milioni di infezioni e di 14 mila vittime l'anno, e dell'Enterococcus fecale (Vre), che, presente nello stomaco e nell'intestino, ha imparato a difendersi dal vancomycin». «L'allicina - ha reso noto Cutler - fa a pezzi l'Mrsa». Il ricercatore l'ha inserita in alcune creme e la prima serie di test è stata superiore alle aspettative: le applicazioni sulle ferite infette hanno costretto il microbo ad arrendersi. «Quanto agli effetti collaterali, non ce ne sono» ha spiegato. Anche il Vre - secondo Prakash - viene inibito dall'allicina: «Con una dose minima di 150 microgrammi lo fermiamo». Per dare un'idea - ha spiegato al convegno della società di Microbiologia a Chicago - «si possono ingerire fino a 25 grammi al giorno di aglio senza danni, cioè 15 milligrammi di allicina». «È una wonderdurg, un farmaco-meraviglia. Ma ci vorranno naturalmente altri test». 
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