sabato 29 marzo 2014

Ebola, una nuova epidemia in Africa

Ebola, una nuova epidemia in Africa 

Materiale editoriale - Descrizione e modalità di aggiornamento

Il virus Ebola, ciclico allarme di ritorno che si riaccende spesso nei paesi dell'Africa equatoriale come Zaire e Sudan, è drammaticamente forte. Porta a febbre elevata, vomito, diarrea gravi disturbi respiratori. E spesso, purtroppo, fa morire, perché nel suo Rna è disegnato anche il potere di provocare emorragie diffuse, che colpiscono gli organi interni. Oggi la febbre emorragica causata da questo virus ritorna a far paura, anche perché responsabile di quanto si sta verificando in alcune aree della Guinea è il ceppo più virulento dei quattro che possono attaccare l'uomo. Nelle due comunità del Paese africane interessate dall'infezione la mortalità è già terribilmente elevata: siamo al 71 per cento. La media di mortalità del virus è peraltro più elevata, aggirandosi intorno all'80 per cento. Come spiega Silvia Mancini di Medici senza frontiere, il fatto che il virus porti rapidamente a morte chi ne è colpito paradossalmente può rappresentare un elemento positivo in termini di diffusione dell'infezione, perché diventa molto difficile la trasmissione interumana. Certo è che "si sa pochissimo del virus e purtroppo non esiste una cura", dice Mancini. Al momento, infatti, l'unico trattamento che viene effettuato è l'idratazione e un approccio sintomatico sulla febbre e sul dolore. La speranza per chi non è colpito dal virus è tenerlo lontano: l'infezione si manifesta con sintomi simili a quelli della malaria, almeno nella prima fase, poi il virus attacca il sistema immunitario ed inizia a determinare le gravissime emorragie. L'incubazione può essere solo di due giorni.
Ebola virus

giovedì 27 marzo 2014

Troppo costosi i farmaci per i malati rari

Troppo costosi i farmaci per i malati rari 

Materiale editoriale - Descrizione e modalità di aggiornamento

L'Istituto Mario Negri di Ranica, in provincia di Bergamo, ha ospitato un convegno di studiosi europei e americani che ha avuto come obiettivo le malattie rare. Anche se tra il 5 e il 10 per cento della popolazione deve fare i conti con queste innumerevoli patologie, ad oggi le risposte terapeutiche sono ancora limitate anche perché non ci sarebbe un particolare interesse dell'industria farmaceutica per queste condizioni. Da qui è nata l'idea di chiedere un impegno specifico alle aziende attraverso un documento firmato in occasione del convegno, che verrà pubblicato su Lancet.
Farmaci

mercoledì 26 marzo 2014

Statine, un ruolo nel trattamento del tumore mammario?

Statine, un ruolo nel trattamento del tumore mammario? 

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L'ipotesi è di quella apparentemente molto affascinanti, almeno sotto l'aspetto della conoscenza scientifica. Esisterebbe una sorta di "alleanza maledetta" che lega l'avanzata del tumore della mammella con i meccanismi che favoriscono la formazione del colesterolo. In base a questa visione fisiopatologia allora, perché non pensare ai trattamenti impiegati per abbassare i valori del grasso nel sangue anche nell'approccio terapeutico alla neoplasia mammaria? E' questa, in estrema sintesi, l'ipotesi che fa pensare ad un ruolo delle statine nella cura di questa forma tumorale. A lanciarla è una ricerca tutta italiana, condotta al Laboratorio Cib di Area Science Park a Trieste in collaborazione con l'ateneo giuliano e l'Università di Padova. Lo studio, pubblicato su Nature Cell Biology, dimostra per la prima volta come la via metabolica che porta alla produzione di colesterolo sia in realtà particolarmente complessa e come coinvolga anche fattori chiave della genesi e dello sviluppo del tumore mammario: in particolare, pare che questi invisibili "incroci" siano importanti nel meccanismo che conduce a metastasi oltre che nel determinarsi della resistenza alla chemioterapia. Le statine, quindi, potrebbero influire sui processi che portano il tumore a "sfruttare" le vie che portano alla sintesi e all'impiego del colesterolo. Per saperlo, sono al via studi clinici mirati. 
Statine

martedì 25 marzo 2014

Bpco, un nuovo approccio per l’appropriatezza

Bpco, un nuovo approccio per l’appropriatezza

Materiale editoriale - Descrizione e modalità di aggiornamento

Tante diagnosi di Bpco, broncopneumopatia cronica ostruttiva, ed ancora pochi controlli spirometrici, sia prima del riconoscimento della patologia sia nel monitoraggio della stessa. Per contrastare questa tendenza, all'Ospedale di Imperia nasce un modello che parte dalla medicina generale: il medico riceve dalla Asl le informazioni sui pazienti in trattamento con farmaci indicati per la patologia, quindi il medico stesso lo invia alla pneumologia del nosocomio dove effettua la spirometria, riceve la diagnosi e l'impostazione terapeutica, al fine di ottimizzare i costi e gestire meglio la patologia cronica con il trattamento più indicato.
Broncopneumopatia

lunedì 24 marzo 2014

Malattie rare, qualcosa può davvero cambiare

Malattie rare, qualcosa può davvero cambiare

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L'impegno è di quelli davvero importanti per la salute di chi deve fare i conti con una malattia rara. La Camera dei Deputati ha appena deciso di invitare caldamente il Governo a sistemare la situazione nazionale in questo ambito, per eliminare i tanti problemi che ancora accompagnano i malati ed i loro familiari e che spesso sono diversi da una regione all'altra, al punto di creare una vera e propria discriminazione. Come se non bastasse, è la segnalazione di Sergio Harari, per alcune di queste patologie non esiste nemmeno un chiaro riconoscimento sul fronte dei Livelli essenziali di assistenza. Questo elemento crea ulteriori problematiche, pur se in alcune situazioni il mancato riconoscimento è legato alla troppo recente scoperta della "nuova" malattia. Certo è che si tratta di un'altra barriera da superare per il malato e i suoi familiari, che contribuisce ad aumentare la discriminazione. Oggi, secondo Harari, sarebbero circa 10.000 i malati in attesa di riconoscimento (della loro patologia, ovviamente) nel solo settore delle patologie di pertinenza pneumologica. In questo caso, peraltro, il motivo va ricercato anche nel mancato aggiornamento dell'elenco nazionale che risale a diversi anni fa. Tutte queste situazioni potrebbero essere "sanate" dal Governo, che addirittura si trova a dover rispondere all'appello dei deputati per almeno 109 malattie citate nel documento. Infine, un altro dato importante: la Camera chiede la defiscalizzazione delle spese in Italia per la ricerca e spinge per avere misure mirate per i farmaci orfani, come accade negli Usa. La sfida, insomma, è davvero significativa.
Malattie rare

sabato 22 marzo 2014

Tutti i segnali d’allarme del gioco compulsivo

Tutti i segnali d’allarme del gioco compulsivo 

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Le cifre sono sicuramente impressionanti. Secondo una ricerca dell'Università La Sapienza di Roma sarebbero poco meno di 800.000, per l'esattezza 790.000, gli italiani esposti alla dipendenza dal gioco d'azzardo. E il numero non è certo destinato a calare nel tempo, anzi piuttosto a crescere, visto che mentre in qualche modo le sale "ufficiali" da gioco come i casinò si alleano per contrastare la diffusione del "vizio", l'offerta di slot e altre opportunità a facilissimo accesso - basti pensare in questo senso ai bar - può solo peggiorare la situazione. Importante è quindi riconoscere i segnali d'allarme di chi ha sviluppato una vera e propria ludopatia, come le ricorda Lindo Ferrari, direttore del SerT di Aosta. Ad esempio, ci vuole attenzione se la persona modifica il proprio classico stile di vita, rinuncia agli appuntamenti, non ha più le stesse abitudini. Va anche ricordato che spesso chi è entrato nel tunnel della ludopatia non giova più per il semplice divertimento, ma per ricuperare le perdite e parla praticamente solo di denaro e gioco. I soldi paiono mancare sempre e soprattutto arriva la giustificazione costante che spiega perché ogni dinamica apparentemente ludica, dal semplice gratta e vinci al bingo, diventi uno strumento per passare in tempo e vincere lo stress. Ovviamente questi segnali generali vanno poi letti nel singolo individuo e ci vuole attenzione. Quando però la persone tende a rompere le relazioni e soprattutto pare quasi non riconoscere il proprio problema, può essere sicuramente efficace l'aiuto di chi gli vive vicino per portare il ludopatico a chiedere aiuto. E' il primo passo per affrontare la situazione.
Gioco Compulsivo

venerdì 14 marzo 2014

Dai funghi un nuovo aiuto nella lotta al cancro

Dai funghi un nuovo aiuto nella lotta al cancro 

Un nuovo aiuto per la lotta al cancro. È quanto è stato scoperto da uno studio di un team dell'Istituto di biochimica delle proteine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibp-Cnr) di Napoli, capitanato da Daniela Corda. La ricerca è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista PNAS. Il cancro, per definizione, può essere considerato una "malattia genetica multistep". Per malattia genetica si fa riferimento semplicemente alle cause scatenanti di un tumore: anomalie e mutazioni all'interno del DNA. Questo non significa che i tumori siano ereditari come il colore degli occhi, ma solo in alcuni casi potrebbe esistere una predisposizione ereditaria ad un determinato tipo di tumore, dovuto alla trasmissione da una generazione all'altra di un "difetto genetico" di base. Infatti, viene considerata una malattia "multistep" poiché, nella maggior parte dei casi, una serie di eventi genetici devono concorrere affinché una cellula sana si trasformi in cancerosa. Questa, dividendosi, darà origine ad un'intera popolazione di cellule tumorali. Rispetto alle cellule normali, le cellule cancerose presentano delle caratteristiche peculiari, tra le quali la crescita incontrollata che ne permette la diffusione all'interno dell'organismo colpito, dovuta anche alla perdita della capacità di "poter programmare la propria morte", l'apoptosi. I principali trattamenti oggigiorno hanno come bersaglio il blocco della divisione cellulare, la mitosi. Questo avviene soprattutto nei trattamenti chemioterapici, che spesso però hanno conseguenze negative anche sul resto dell'organismo e sulle cellule sane. I ricercatori hanno scoperto che una tossina derivante da un fungo, la brefeldina A, utilizzata già come antibiotico, in presenza dell'enzima CD38, presente sulla superficie di molte cellule del sistema immunitario e del coenzima NAD+ forma una nuova molecola, chiamata BAC (BFA-ADP-ribosylated Substrate). Questa è in grado di legare una proteina che regola il ciclo cellulare, la CtBP1/BARS, inibendola. La proteina CtBP1/BARS svolge svariate funzioni. Per esempio nel nucleo contribuisce a bloccare la trascrizione di geni che determinano l'apoptosi. Lo studio assume un'importanza fondamentale nell'ottica di inibire la proliferazione tumorale in maniera specifica e mirata. Questa nuova molecola permetterebbe lo sviluppo di farmaci innovativi diretti contro una classe di tumori che esprimono l'enzima CD38, come linfomi e mielomi
Funghi contro il Cancro

mercoledì 12 marzo 2014

Uso alimentare dei funghi nelle diete

Uso alimentare dei funghi nelle diete 

Lo studio, pubblicato dalla rivista di settore The FASEB Journal e recentemente presentato anche presso la rassegna Experimental Biology 2013, ha preso in considerazione un campione di 73 persone con un età media di circa 48 anni. Tutti i partecipanti erano in sovrappeso o obesi e nell’88% dei casi erano donne. Tutti i volontari sono stati sottoposti ad analisi di routine e poi successivamente suddivisi in due gruppi: uno al quale al posto della carne rossa veniva somministrata una tazza di champignon al giorno, e l’altro sottoposto ad una dieta normale senza variazioni come gruppo di controllo. Alla fine della sperimentazione, durata un anno, ulteriori controlli hanno permesso di verificare come il campione appartenente al primo gruppo avevano perso circa 3,18 chili, migliorato l’indice di massa corporea e perso quasi 7 cm al girovita. Mantenendo i risultati ottenuti nel tempo. Gli scienziati sottolineano che lo studio da loro condotto dimostra come sia confermato ciò che le precedenti ricerche mediche avevano riscontrato, ovvero che gli alimenti a bassa densità energetica possono essere efficaci nel ridurre l’assunzione di cibi eccessivamente calorici e grassi. Senza contare il senso di sazietà acquisito. Una buona notizia per coloro che vogliono perdere i chili di troppo senza fare troppe rinunce, che ne dite? Tutti a mangiare funghi!
Funghi Dieta

lunedì 10 marzo 2014

MICOEDITORIALE

MICOEDITORIALE 
Ganoderma lucidum e caffè: la svolta 

Carissimi amici della Micomedicina, dopo un lungo silenzio durato oramai 5 mesi, eccoci di nuovo qui a scrivere di funghi e di un altro modo di vedere la medicina, attraverso di loro, appunto. Questo periodo senza micoeditoriale, non è passato invano, infatti siamo tornati più forti e determinati di prima con un Micoeditoriale che definirei della svolta. Abbiamo in particolare le idee più chiare su un punto fondamentale, i funghi comunque vengono assunti fanno bene, ma soprattutto devono essere assunti quotidianamente possibilmente nei pasti e nelle bevande di comune utilizzo come il caffè. Qualche purista dell’uno o dell’altro alimento storcerà il naso: follia mettere un fungo nel caffè, ma personalmente ho fatto come San Tommaso, ho fatto provare agli altri e sono stato a guardare per un po’ di tempo (circa un anno) raccogliendo un dossier sugli effetti e sulla palatabilità; le conclusioni hanno sorpreso anche me, il fungo in questione (Ganoderma lucidum) assunto regolarmente nel caffè o in altri prodotti come la cioccolata o il thè verde sotto forma liofilizzata e con una percentuale minima (dal 5 al 10%), ha dimostrato di possedere gli effetti salutistici noti ed in particolare di agire regolarizzando la pressione arteriosa, migliorando gli indici epatici, risolvendo molti casi di allergie, dermatiti e di astenia cronica, rivitalizzando e agendo su situazioni degenerative importanti etc etc (vedasi articolo sotto e a lato), insomma gli effetti per i quali è noto nella medicina tradizionale cinese come il fungo della longevità e della salute riservato agli imperatori cinesi. Ed il caffè è anche buono!! Per i produttori è stato l’uovo di colombo, riuscire a creare un superalimento gradevole al palato che assunto più volte al giorno, come il caffè, riuscisse a raggiungere quella dose minima di principio attivo, ma sufficiente a produrre un effetto sulla salute immediato e durevole. Le sostanze attive nel Ganoderma lucidum sono molteplici, in particolare mi soffermerò sui polisaccaridi (Beta-glucani) e sul Germanio, un oligoelemento metalloide, di cui è ricco il Ganoderma che è la più potente sostanza antiossidante esistente in natura capace di legare ben otto atomi di ossigeno. L’azione del Ganoderma è insieme antiossidante dovuta al Germanio e immunostimolante per i beta-glucani ed è esaltata dall’estrazione in acqua calda come nel caffè, dove in particolare il Germanio assume una forma ionica energeticamente attiva che riesce a penetrare facilmente nelle cellule attraverso la membrana cellulare. L’azione del calore dell’acqua calda favorisce anche il salto elettronico dovuto agli ioni metallici nei mitocondri, capace di produrre energia sotto forma di ATP che rappresenta la respirazione cellulare con effetto anti radicali liberi (antiossidante). E’ proprio la respirazione cellulare che si favorisce con il germanio che è alla base degli effetti rivitalizzanti e detossificanti del Ganoderma che vengono amplificati dalla stimolazione immunitaria sui linfociti e citochine dei Beta-glucani contro le aggressioni virali e batteriche. Insomma un superalimento completo con un caffè, un’idea geniale. Nel riquadro in alto a sinistra, come di consueto, ho inserito alcuni articoli collegati con la tesi del micoeditoriale; il primo è tratto dalla mia tesi di Master di Fitoterapia all’Università di Siena che ho discusso a Dicembre u.s. ed è relativo ad un grosso studio effettuato negli USA durato un anno, sul confronto fra diete ipocaloriche effettuate sostituendo i funghi (alimenti a più bassa densità energetica) al posto della carne, anche in questo caso grandi risultati con i funghi: a parità di calorie quelli con i funghi dimagrivano di più (3,18kg) e soprattutto mantenevano i risultati più a lungo. Per questo oramai da alcuni anni nella piramide alimentare degli USA, occupano un posto fondamentale i funghi con una RDA quasi giornaliera! Altro articolo, dai funghi un nuovo (ed ennesimo!) aiuto nella lotta contro il cancro, da una ricerca italiana la tossina di un fungo Brefeldina A blocca una proteina che regola il ciclo cellulare delle cellule cancerose bloccando la trascrizione e favorendo l’apoptosi. Ed infine due articoli che ribadiscono il ruolo fondamentale dell’alimentazione possibilmente integrata con i funghi e con il caffè al Ganoderma di cui, da questo momento, ci facciamo portavoci ufficiali: la supplementazione con integratori multivitaminici, secondo la US Preventive Services Task Force (organo ufficiale USA), non avrebbe senso in chiave preventiva ed anzi potrebbero risultare nocivi (Vitamina E e carcinoma polmonare e alla prostata) , l’altro sul Junk Food (cibo spazzatura) anche questo come i composti multivitaminici, caro agli americani, le glicotossine dal metabolismo di carboidrati provenienti dai JF favorirebbero la M. di Alzheimer. Cosa stiamo aspettando a mangiare funghi tutti i giorni, che siano champignon trifolati o fettuccine ai porcini e a seguire un bel caffè al Ganoderma ? 
Buona lettura 
Dott Maurizio BAGNATO MD
Associazione

martedì 4 marzo 2014

Melanoma, confermato il pericolo sole

Melanoma, confermato il pericolo sole 

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L'eccessiva esposizione solare sarebbe in grado di rendere più facile la comparsa di metastasi dopo un melanoma. La dimostrazione viene da una ricerca tedesca, condotta in collaborazione con gli scienziati dell'Ospedale San Raffaele di Milano e pubblicata su Nature. Lo studio mette in luce un meccanismo estremamente temibile, che vede le cellule neoplastiche rilasciare particolari sostanze che ne favoriscono la diffusione all'interno dei vasi sanguigni. Il tutto sarebbe scatenato proprio dall'azione delle radiazioni solari.
Melanoma

sabato 1 marzo 2014

Trapianto di staminali come cura per malattia rara del sangue

Trapianto di staminali come cura per malattia rara del sangue 

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In occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Rare arriva una buona notizia dall'Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Grazie ad un trapianto di staminali si è riusciti a curare definitivamente una patologia rara, la malattia granulomatosa cronica, che porta all'incapacità di distruggere alcuni tipi di batteri e di altri patogeni. Da questo difetto di funzione dei globuli bianchi ne derivano episodi infettivi spesso assai gravi, come polmonite, ascessi del fegato, infezioni cutanee, infezioni dell'osso che limitano marcatamente sia la durata della sopravvivenza che la qualità della medesima. La malattia si presenta fin dai primissimi anni di vita, come si è verificato nei due fratellini trapiantati dall'Ospedale Bambino Gesù. Uno di essi, prima di essere sottoposto al trapianto di cellule staminali, era stato sottoposto a un intervento di asportazione di larga parte di uno dei polmoni. Le terapie mediche possono controllare e, parzialmente, prevenire lo sviluppo di infezioni gravi. Tuttavia, sono rari i soggetti che, con questa patologia, superano i 30 anni di età e, nei pochi che raggiungono questa soglia, vi è assai spesso un danno invalidante, soprattutto a carico dei polmoni. Il trapianto di cellule staminali del sangue può curare definitivamente questa patologia. Per entrambi i bambini, è stato impiegato un donatore identificato al di fuori dell'ambito familiare nei Registri internazionali dei donatori. I due bambini trapiantati sono, rispettivamente, a 12 e 2 mesi dal trapianto ed entrambi godono di ottima salute, non avendo riportato alcuna complicanza significativa dal trapianto. La conferma delle potenzialità di questo approccio viene da Franco Locatelli, responsabile del dipartimento di Oncoematologia del nosocomio romano, che ha seguito il caso dei due fratelli.
Trapianto Staminali