giovedì 3 gennaio 2013

Pre-eclampsia e Funghi

Scritto da : La Stampa 

La pre-eclampsia, secondo la definizione dell'Istituto Mario Negri "è una malattia che può complicare la gravidanza e può essere così grave da mettere a repentaglio la vita della madre e del nascituro. Si tratta di una malattia caratterizzata da pressione arteriosa elevata, gonfiori e proteine nelle urine. Nelle forme più gravi si manifestano crisi convulsive che possono preludere a una fase di coma".Ora, tra le varie cause, pare esserci anche il tipo di dieta e, nella fattispecie, l'assunzione di funghi e latticini non pastorizzati che possono essere veicolo di un composto chimico detto Ergotioneina, un antiossidante normalmente ritenuto utile per il cuore.Che questo antiossidante possa essere pericoloso per le donne in gravidanza lo suggerisce uno studio condotto da scienziati dell'Università di Leeds (Uk). Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno prelevato il sangue da 37 donne incinte e poi confrontato i globuli rossi di quelle sane con quelli delle donne affette da pre-eclampsia. Dalle analisi effettuate è emerso che le donne affette dalla malattia avevano maggiori concentrazioni di Ergotioneina nel sangue. Il composto chimico non può essere prodotto dall'organismo umano per cui, fanno notare i ricercatori, può essere introdotto solamente attraverso il cibo come, per esempio, i già citati funghi e i latticini non pastorizzati.Nonostante altri studi abbiano confermato il ruolo positivo dell'Ergotioneina come antiossidante, gli scienziati guidati dalla dr.ssa Julie Fisher, mettono sull'avviso (ma non vietano) le donne in gravidanza dall'assumere cibi contenenti questa sostanza, poiché si ritiene che un elevato livello di Ergotioneina sia un indicatore di pre-eclampsia. Il fatto curioso, sottolineano i ricercatori, è che sia proprio un antiossidante a essere stato trovato in alte concentrazioni nelle pazienti affette da pre-eclampsia, sebbene gli antiossidanti siano indicati come utili nel ridurre il rischio di questa patologia.Lo studio complete è stato pubblicato sulla rivista "Reproductive Sciences".
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