Nanotech per combattere il cancro
Materiale editoriale - Descrizione e modalità di aggiornamento
Preservare le parti sane del corpo concentrando l'azione del farmaco ad azione citotossica esclusivamente nelle aree in cui ci sono cellule neoplastiche. Sembra un sogno poter programmare approcci terapeutici di questo tipo, ma siamo già nel mondo della realtà grazie ai "nano-trasportatori" intelligenti, che si fanno carico di trasportare il farmaco anti-neoplastico esattamente dove serve, evitando che gli effetti della molecola si disperdano nell'organismo. Un esempio di questa innovativa strada di ricerca viene dagli studi dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e del CNR: la ricerca condotta dagli scienziati romani è stata pubblicata sulla rivista Nanoscale e conferma come ormai si sia già andati oltre i primi studi eseguiti solo su modelli sperimentali. I ricercatori romani sono infatti già arrivati ad applicare questo approccio, per ora non disponibile in clinica, sul melanoma, al fine di potenziare l'azione del chemioterapico cisplatino associato ai nanovettori. Questi vengono "costruiti" a partire da una proteina umana, la ferritina, che ha la capacità di essere biodegradabile e per nulla tossica per il corpo. In pratica la ferritina funzione da trasportatore di farmaco. Per far sì che possa essere in grado di rilasciare il chemioterapico esclusivamente nelle parti desiderate, la ferritina viene dapprima aggregata ad un anticorpo monoclonale specifico per le cellule del melanoma. Poi, quando ha a disposizione questo guida che lo porta esattamente all'obiettivo, il nanovettore viene caricato con il farmaco che viene quindi rilasciato esclusivamente là dove davvero serve. Il risultato che si spera di ottenere in futuro è duplice: da un lato rendere più efficace il trattamento, dall'altro limitarne la tossicità.
Combattere il cancro
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