Test genomici per scegliere la chemioterapia, tra realtà e ipotesi
Materiale editoriale - Descrizione e modalità di aggiornamento
L'obiettivo è sicuramente affascinante: visto che i tumori mammari sono di tanti tipi, e diversi tra loro, meglio studiarli non solo sotto l'aspetto dei recettori ma anche in base al profilo genetico delle cellule che li determinano. Poi, sulla scorta di questa informazione, si può pensare se e quale tipo di trattamento può essere più efficace per ogni singolo caso. Questo approccio, che si impiega soprattutto nel caso di specifiche forme tumorali, può rivelarsi utile per immaginare il percorso clinico della patologia e definire le strategie di chemioterapia. Un esempio di questi test viene dal cosiddetto Oncotype DX, valicato su oltre 4000 donne in diversi studi internazionali e già è stato impiegato in centinaia di migliaia di volte per definire l'utilità o meno della chemioterapia. Secondo Francesco Cognetti, direttore del Dipartimento di oncologia medica all'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, "disporre di quest test che studia specificamente 21 geni e analizza le interazioni, la funzionalità e il profilo molecolare del tumore potendo così ipotizzare se la neoplasia si ripresenterà entro 10 anni dalla diagnosi e se la chemio è veramente necessaria è utilissimo". Secondo gli esperti, peraltro, l'impiego del test impatta notevolmente sull'approccio terapeutico: addirittura in quattro casi su dieci può portare a modificare la terapia, conducendo a evitare la chemioterapia nei due terzi delle pazienti e associandola all'ormone terapia in un terzo.
Test genomici
Nessun commento:
Posta un commento