martedì 7 ottobre 2014

Carcinoma prostatico, non sempre serve il bisturi


Come comportarsi quando si scopre un tumore della prostata? E' sempre necessario che il primo atto sia quello chirurgico di asportazione della ghiandola o si possono studiare strade alternative che non prevedano l'immediato ricorso al bisturi? A queste domande hanno risposto gli specialisti presenti nei giorni scorsi a Firenze per il Congresso della Società Italiana di Urologia. La linea da tenere, in base a quanto riporta la letteratura scientifica, non sembra essere sempre e comunque interventista: quando il tumore è di grado basso o addirittura molto basso anche un atteggiamento di osservazione vigile può essere più che giustificato. "Le classi di rischio, divise secondo diversi parametri, sono cinque: molto basso, basso, intermedio, alto e molto alto. Se è molto basso o basso è il caso di non fare nulla e controllare l'ipotetica evoluzione nell'arco dell'anno successivo alla diagnosi". Queste parole del presidente della Società Italiana di urologia Giuseppe Martorana spiegano perfettamente l'atteggiamento che oggi gli esperti puntano a tenere nei confronti di questa neoplasia, che pone a rischio un maschio su 16 sopra i 50 anni. Sul fronte della prognosi, la mortalità appare in calo costante. In questo caso tuttavia per gli esperti va sottolineata l'importanza della possibilità di diagnosi precoce, estremamente aumentata negli ultimi anni. sempre secondo Martorana, oggi su dieci pazienti che si operano solo due o tre sono considerati in stadio avanzato.
link: Carcinoma Prostatico

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